Chi sono

Nadia Fagiolo

Sono un’insegnante di scienze motorie nella scuola secondaria di primo grado e un preparatore fisico di rugby. Per lavoro, mi occupo di studenti con disabilità. Ho lavorato in vari contesti sportivi e con persone di diverse fasce di età (bambini, ragazzi, adulti), ma l’esperienza che maggiormente mi ha ispirato e che ha in qualche modo “lasciato il segno” è quella rugbistica, iniziata quasi vent’anni fa e tuttora uno dei miei maggiori interessi.  Mi sono occupata dell’allenamento di squadre di vari livelli: dal rugby di base, ai progetti scolastici, al settore giovanile, alla serie A.

L’esperienza in ambito sportivo, unita al mio lavoro principale, mi ha portata ad osservare il rugby da una particolare prospettiva: quella educativa e di sviluppo dell’individuo nella sua globalità.

Come preparatore fisico, mi sono nei primi anni concentrata sugli aspetti motori, legati ovviamente a quelli mentali, poiché non c’è movimento senza “uso del cervello”. Il mio lavoro scolastico mi porta però quotidianamente ad osservare quali debolezze vi siano a volte nei processi educativi, quanto i livelli di sviluppo motorio siano mediamente piuttosto bassi in età evolutiva, ma anche quanto gli aspetti cognitivi, linguistici, sociali, affettivi o relativi all’autonomia spesso non siano stimolati adeguatamente, semplicemente per la mancanza di una rete educativa, intorno ai bambini e ai ragazzi, formata da persone con l’obiettivo comune di sviluppare pienamente il potenziale con cui ogni individuo nasce.

Quando parlo di “individui”, mi riferisco ai bambini e le bambine, alle ragazze e ai ragazzi, considerati come persone formate da diverse aree di funzionamento: cognitiva, motoria, sociale, affettivo-relazionale, linguistica, dell’autonomia. Questi individui diventeranno persone adulte e saranno il risultato delle loro potenzialità geneticamente determinate, sommate agli stimoli ambientali che avranno ricevuto: il contesto familiare e sociale nel quale sono cresciuti, i rapporti umani, le esperienze di vita… tra cui anche quella sportiva e, nel nostro caso, rugbistica.

Credo fortemente nella possibilità dello sport di contribuire a determinare lo sviluppo e dunque il destino di una persona e ancor di più nella possibilità che uno sport come il rugby possa incidere sugli aspetti educativi e formativi, se utilizzato come strumento per tali finalità.

Perché proprio il rugby?

Perché questo sport possiede delle caratteristiche peculiari, ottimamente sfruttabili per agire su ogni area di funzionamento della persona, come spero di riuscire man mano ad illustrare in questo blog.

Ho sentito molte volte esporre idee inerenti alle finalità educative dello sport, soprattutto di questo sport, anche con una  certa retorica relativa a una presunta superiorità del rugby rispetto ad altre discipline. Personalmente non sono d’accordo, o almeno non del tutto. Ritengo che un buon ambiente (sportivo, in questo caso) sia creato da “buone persone”, che mirano a conseguire “buoni obiettivi”, consapevoli delle ricadute sul processo di sviluppo dei bambini e dei ragazzi.

Credo, inoltre, che coloro che si occupano di processi educativi (allenatori, insegnanti, genitori) debbano guardare all’unità della persona, prestando attenzione a tutte le sue aree di funzionamento, poiché ogni individuo è un’unità inscindibile e pensare di intervenire occupandosi soltanto di un’area (magari di quella motoria, in quanto allenatori, o di quella cognitiva, in quanto insegnanti…) è fortemente limitante, oltre che controproducente.

A chi mi rivolgo, quindi?

Agli allenatori di rugby di base e dei settori giovanili, che lavorano con passione per promuovere questo sport, per trasmetterne i valori, per rappresentare una parte positiva nel processo di crescita dei giovani, ma anche ai genitori e agli insegnanti, perché quello dedicato allo sport non è tempo sottratto allo sviluppo personale, alla cultura, alla possibilità di orientare il proprio futuro.

Credo fortemente nella collaborazione tra famiglia, scuola e sport per la formazione, l’educazione e la crescita dei bambini e ragazzi, intesa come il tentativo di raggiungere il massimo livello di sviluppo globale possibile.

Questo blog è concepito come uno spazio aperto per riflettere insieme, per scambiare esperienze, opinioni e per condividere un obiettivo comune, quello che io chiamo “la stessa meta“: formare futuri adulti responsabili, resilienti, in grado di stabilire obiettivi di crescita personale e di perseguirli, guidati da valori positivi e in grado di relazionarsi correttamente con gli altri. Come? Usando… il rugby come tramite!