Il rugby è educativo (se l’allenatore è un costruttore).

Gennaio 17, 2022 0 Di Nadia Fagiolo

Ho sempre pensato al processo educativo come a un processo di costruzione. La costruzione di un “edificio vivente”.

Insegnanti, allenatori/educatori e genitori sono “costruttori di persone”. Il loro esempio, le loro proposte, le loro priorità determinano il futuro di individui in fase di sviluppo, perché pongono le basi per ciò che le persone saranno in seguito.

“Costruire una persona” (o, nel nostro caso, un giovane giocatore), dal punto di vista educativo e motorio, per me è proprio come costruire un edificio, con la difficoltà che questo edificio non risponde sempre esattamente alle aspettative e alle caratteristiche di cui pensiamo di dotarlo.

Non per questo, però, dobbiamo rinunciare al ruolo educativo e formativo di coloro che ruotano intorno al bambino, altrimenti avremmo perso ogni opportunità già in partenza e potremmo identificare gli allenatori semplicemente come degli intrattenitori.

I bambini e i ragazzi non sono soggetti passivi in questo processo: avendo una loro personalità, le loro particolari inclinazioni, il loro carattere, sono interpreti attivi nel loro percorso di crescita, influenzati però dalle figure di riferimento e dall’ambiente che li circonda.

Più l’edificio che vogliamo realizzare è alto, stabile, imponente, funzionale, più le sue fondamenta dovranno essere solide, profonde, costruite su un suolo adeguato, utilizzando materiali scelti opportunamente, disposti nelle giuste proporzioni e nel modo corretto.

Allo stesso modo, se vogliamo formare adulti responsabili, consapevoli, rispettosi, leali, dovremmo prima occuparci di costruire ottime basi.

Come educatori/allenatori, il nostro compito non sarà soltanto cercare di far raggiungere ai giocatori il più alto livello sportivo possibile, ma soprattutto creare i presupposti affinché i bambini possano raggiungere un “alto livello personale”, una volta diventati adulti.

Un progetto.

Prima di costruire un edificio in muratura, si affronta una fase di studio del suolo e di progettazione, con una chiara idea di quali risultati si desidera ottenere a lavori ultimati.

Possiamo affermare la stessa cosa quando si tratta di “costruire persone”?  

Nella nostra esperienza, riusciamo a riconoscere se il percorso di educazione/formazione offerto ai  bambini è caratterizzato da modelli, attività e proposte improvvisate oppure se c’è una visione di dove si vuole arrivare e un progetto da seguire consapevolmente?

Gli allenatori/educatori contribuiscono alla formazione e all’educazione dei bambini, insieme agli altri adulti di riferimento. Tutte queste persone dovrebbero avere una chiara visione della meta finale da raggiungere. Come vogliamo che diventino i bambini, una volta cresciuti? Che tipo di persone vogliamo ottenere, alla fine del percorso educativo? (Per restare nel mio esempio iniziale, che caratteristiche voglio che abbia l’edificio che costruisco, una volta che sarà terminato?).

La risposta a queste domande determina l’orientamento delle scelte che gli adulti compiono nell’educazione dei bambini in ogni singola occasione.

Si tratta di fare un ragionamento a lungo termine, di provare a ipotizzare quale potrà essere il punto di arrivo di quello che si fa ora, in questo momento, e poi domani, e dopodomani, e alla prossima lezione, e al prossimo allenamento…

A volte, anche i genitori dei bambini con cui lavoriamo non hanno mai realmente riflettuto su questo tema. Uno dei compiti più difficili, ma più importanti, è proprio quello di instaurare con i genitori stessi un’alleanza che rafforzi l’efficacia del lavoro in campo, spiegando in che direzione si intende andare, quali risultati si ricercano e che c’è bisogno che anche loro condividano “la stessa meta” e il nostro progetto educativo (ovviamente, avendone uno ben chiaro).

Ciò che sostiene, spesso non si vede. Le fondamenta.

L’immagine dell’edificio in costruzione rende l’idea del ruolo importante dell’attività di base nel sostenere “il peso” di ciò che verrà dopo. Esternamente non le vediamo, eppure le fondamenta reggono l’intero edificio, che senza di esse non esisterebbe affatto.

Costruttori di fondamenta, nel rugby, sono proprio gli allenatori/educatori delle categorie di bambini e preadolescenti, le cosiddette categorie propaganda (un termine che a me non piace, ma di questo parlerò in un altro articolo…). Un bambino che inizia il proprio percorso sportivo ne incontra uno ogni due anni circa. Ognuno di loro lavora e costruisce qualcosa appoggiandosi sul piano precedente delle fondamenta, costruito da qualcun altro. È ragionevole pensare, quindi, che queste persone dovrebbero non solo scambiarsi informazioni nei passaggi di categoria, ma lavorare insieme in un quadro più ampio di programmazione pluriennale di club, in un percorso verticale che parte dall’Under 5 e arriva all’Under 13, che si occupi non solo di sviluppare l’area motoria dei bambini, ma anche di quella cognitiva, relazionale, comunicativa, sociale, dell’autonomia, creando una sorta di “curricolo di club”, una programmazione del percorso educativo e formativo che si intende intraprendere.

Ogni educatore/allenatore non dovrebbe quindi programmare le proprie attività da solo, ma inserito in un sistema che comprenda anche gli altri educatori/allenatori (delle categorie precedenti e successive), compartecipando alla costruzione dei vari strati delle fondamenta dell’edificio, e avendone una visione d’insieme.

Questo può facilitare le scelte degli obiettivi annuali da stabilire, ridurre il fenomeno del “non ho tempo di programmare i contenuti dell’allenamento!”, aiutare gli allenatori con meno esperienza.

Se il progetto delle fondamenta, dall’Under 5 all’Under 13, viene disegnato a più mani all’inizio di ogni stagione sportiva, dopo un’attenta osservazione, con l’idea di continuità e di costruire ogni piano per reggere il successivo, e riadattato ogni volta che ce n’è bisogno, può essere meno complicato per un educatore/allenatore programmare gli obiettivi e le attività della stagione, perché potrà riferirsi a questo progetto d’insieme per trarre indicazioni e spunti.

Essere consapevoli di partecipare alla “costruzione dell’edificio” comporta che il nostro atteggiamento nei confronti del ruolo che occupiamo e del lavoro che svolgiamo non sarà lo stesso.

L’allenatore non è un semplice intrattenitore, ma soprattutto un costruttore.

Specialmente se lavora con i bambini.