La discriminazione uditiva nel rugby

Gennaio 11, 2021 0 Di Nadia Fagiolo

La discriminazione uditiva riguarda l’attività svolta dall’analizzatore acustico (l’udito), nell’acquisizione e riconoscimento di suoni e rumori.

Fa parte delle Capacità sensopercettive: quelle capacità che ci permettono di recepire informazioni sia dall’ambiente esterno, sia dall’interno del nostro corpo, grazie alle quali possiamo costruire la consapevolezza del corpo stesso, dell’ambiente circostante, dello spazio e del tempo.

Come già visto in un articolo precedente, dedicato alla discriminazione visiva, per un giocatore di rugby è fondamentale acquisire tutte le informazioni che possono essere utili per arrivare ad elaborare risposte adeguate alle specifiche situazioni in campo.

Come molti altri sport, il rugby si basa anche sulle informazioni che provengono dalla comunicazione verbale tra i giocatori della stessa squadra, che generalmente si trovano lateralmente o dietro al portatore di palla. Quest’ultimo non sempre ha la possibilità di avvalersi adeguatamente dell’analizzatore visivo per prendere decisioni in campo, a causa del posizionamento dei suoi compagni nel modo richiesto dal regolamento.

In questi casi, le azioni possono svolgersi efficacemente solo se ci si avvale degli altri sensi (tra cui l’udito) in maniera proficua.

Nel rugby, infatti, il posizionamento reciproco dei giocatori, per rispettare la regola del passaggio non in avanti, richiede spesso il supporto dell’udito alla vista (soprattutto alla visione periferica).

Ma insieme a gambe, braccia, polmoni, visione, ecc… “alleniamo” adeguatamente anche l’udito?

Abituiamo i giocatori, sin da piccoli, a prestare attenzione, a recepire ed elaborare gli stimoli uditivi?

Escludendo eventuali disabilità specifiche, le capacità sensopercettive sono allenabili: chiunque può migliorarle, ma ci sono fasi nella vita di un individuo nelle quali ciò può essere fatto “con maggiore facilità”..

In questo caso, si possono porre ottime basi in categoria Under 6.

Questo lavoro, però, non va abbandonato negli anni successivi, ma adattato sempre di più alle richieste del gioco e mantenuto anche in età adulta, in maniera specifica.

Come interviene la discriminazione uditiva nel rugby?

Come abbiamo visto, la discriminazione uditiva consente di recepire informazioni relative alla presenza degli altri giocatori anche senza vederli (tramite la percezione e il riconoscimento delle voci, ma anche dei rumori prodotti dai loro passi, ad esempio); consente di recepire le loro intenzioni (come quando si  “chiama una giocata”), di acquisire informazioni verbali dall’allenatore, dai compagni, dagli avversari, ma anche di stimare posizioni in campo e distanze tra i giocatori, attraverso la percezione dei rumori e suoni prodotti.

Si può, ad esempio, avvertire la presenza di un avversario che ci rincorre tramite il rumore dei suoi passi, riuscendo a stimare se stia man mano avvicinandosi o allontanandosi da noi, se provenga da destra o da sinistra, se sia soltanto uno o più di uno…

Anche in situazioni di mischia ordinata e nei raggruppamenti, l’analizzatore visivo non è particolarmente in grado di acquisire informazioni precise, per cui quello acustico (insieme ad altri) assume un’importanza che può divenire anche rilevante.

Il rugby, inoltre, è praticato in ambienti che generalmente hanno un rumore di fondo, che può essere anche molto intenso. La capacità di localizzare e discriminare i suoni significativi nonostante i rumori circostanti può essere anch’essa allenata e rappresenta una possibilità di acquisire informazioni utili per il giocatore.

Come sviluppare la discriminazione uditiva, nel rugby di base?

Per sviluppare questa capacità, in linea generale è necessario ridurre le informazioni provenienti dalla vista e porre attenzione a quelle provenienti dall’udito.

Possiamo quindi proporre a bambini e ragazzi attività basate su:

  • riconoscimento di suoni, rumori, voci: “Che cos’è? Chi è?”;
  • identificazione della fonte sonora: “Da dove proviene il suono che sento?” (destra / sinistra / dietro / vicino / lontano…);
  • discriminazione dei suoni in mezzo a una mescolanza: “Riconosco la voce di… / il rumore prodotto da… / in una situazione già rumorosa”.

Non sempre è necessario proporre attività specifiche: questi elementi possono essere inseriti anche nelle normali attività che svolgiamo in allenamento, come il riscaldamento, i percorsi, i giochi, le griglie, le partite…

Naturalmente, è sempre preferibile proporre le attività in forma ludica, di gara, o di sfida, per far leva sulla motivazione rappresentata dal divertimento.

Un esempio

Propongo in allegato un’attività basilare, adatta per la categoria Under 6 (ma anche per le successive, con le opportune modifiche).

Il contenuto si presta a numerose varianti, che l’allenatore/educatore potrà facilmente introdurre, adattandole progressivamente sempre di più alle esigenze del gioco del rugby, aggiungendo attività con la palla, percorsi, attività in coppia, in gruppo, ecc.

Il file è scaricabile cliccando sul pulsante di download sottostante.

Esercitiamo la nostra creatività, avendo però chiaro l’obiettivo da raggiungere.

Quali varianti e/o aggiunte possiamo trovare?

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Buon lavoro!