Perché “La stessa meta”

Maggio 27, 2020 0 Di Nadia Fagiolo

Uno degli obiettivi di questo blog è approfondire alcuni aspetti della relazione educativa tra allenatore e giovane giocatore, includendo anche il ruolo della famiglia e della scuola, e del processo di insegnamento-apprendimento del gioco del rugby, evidenziando quali aree di funzionamento della persona sono influenzate da tali processi e come l’azione dell’allenatore possa essere determinante, inserita in un contesto educativo più ampio.

L’allenatore è uno degli adulti di riferimento nel processo di crescita di bambini e adolescenti, insieme a genitori, altri parenti e insegnanti. Egli rappresenta, perciò, una figura dalla funzione educativa, prima ancora di essere colui o colei che insegna a giocare a rugby.

L’allenatore veicola e trasmette messaggi, valori e comportamenti, attraverso un mezzo privilegiato: il gioco del rugby. Un mezzo che, generalmente, né genitori né insegnanti padroneggiano o hanno modo di utilizzare.

Pertanto, è importante che l’allenatore prenda coscienza del suo ruolo (prima di educatore e poi di sportivo) e che dedichi una parte della sua formazione anche all’approfondimento degli aspetti pedagogici e psicologici, nell’ottica della formazione globale dei giovani, non considerati solo come giocatori e giocatrici di rugby, ma come cittadini e cittadine, future persone adulte.

Sarebbe opportuno che allenatore, genitori e insegnanti orientassero la loro azione educativa interagendo in collaborazione gli uni con gli altri, in un clima di dialogo e di confronto produttivo. Spesso, invece, ogni figura tende ad occuparsi di un ambito specifico (quello sportivo, quello familiare, quello scolastico) considerandolo separato dagli altri.

Ad esclusione di situazioni disfunzionali dal punto di vista educativo, la famiglia, la scuola e il rugby aspirano a perseguire, in fondo, gli stessi obiettivi relativamente alla formazione della persona, mirando a raggiungere

“la stessa meta”,

quella di formare adulti responsabili, resilienti, in grado di stabilire obiettivi di crescita personale e di perseguirli, guidati da valori positivi e in grado di relazionarsi correttamente con gli altri.

Si tratta di una meta estremamente ambiziosa, per cui è necessaria una consapevolezza del proprio ruolo da parte dei soggetti coinvolti (famiglia, scuola, allenatori, società sportive).

È importante che gli allenatori siano pienamente consapevoli del fatto che, tramite il rugby, agiscono su diverse aree di funzionamento di bambini e adolescenti, che riguardano gli aspetti motori, cognitivi, sociali, affettivi, dell’autonomia, del linguaggio e neuropsicologici.

Qualunque sia la motivazione di un bambino/ragazzo e il suo obiettivo finale in ambito sportivo (la pratica del rugby ai fini della socializzazione, del divertimento, della salute, o la ricerca di prestazioni di alto livello), tutti i bambini e ragazzi dovrebbero crescere come persone civili, responsabili e portatrici di valori positivi.

Il fine dell’educazione e dello sviluppo della persona va ricercato per tutti i giocatori, i quali diverranno poi adulti; tra loro vi sarà chi intraprenderà la strada dello sport di alto livello, ma molti altri praticheranno il rugby a livello amatoriale, per passione o divertimento.

Per tutti, però, resterà il percorso di crescita personale intrapreso sin da piccoli.

Appare evidente che lo sport, così concepito, contribuisce al miglioramento del tessuto sociale del Paese, insieme alla scuola e alla famiglia.

Il titolo del blog, infine, include la possibilità di estenderne i concetti anche ad altre discipline sportive, in particolare a quelle che hanno caratteristiche in comune con il rugby (gli sport di situazione e di squadra soprattutto, ma non unicamente), poiché gli obiettivi di formazione della persona sono i  medesimi.

Gli allenatori dei settori giovanili di altri sport vi troveranno riferimenti applicabili anche alla loro attività e potranno correlare le stesse riflessioni e spunti alla loro pratica con i bambini e i ragazzi.

Infine, il blog è rivolto ai genitori e agli insegnanti, in quanto soggetti educanti, che intervengono nei processi formativi ancor prima dell’allenatore.